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L’ arte al tempo della ruina
Antonio Tebaldeo e tre poetiche storie di immagini nella Roma del Sacco
This contribution focuses on three sequences of Neo-Latin epigrams, unpublished to date, which poetically evoke the vicissitudes of three works of art during the Sack of Rome (May 1527-February 1528). Composed by a direct witness to the violences that rocked the city during those months, the Ferrarese poet Antonio Tebaldeo, the texts help clarify the intellectual profile of an author who nurtured a profound and enduring interest in the arts of his time. The main result of the inquiry, however, lies elsewhere. Contextualized by means of a systematic comparison with the writings of other humanists who commented on the Sack, these epigrammatic series illuminate hitherto unknown events which involved patrons, artists and objects among the most illustrious of the Rome of Pope Clement the Seventh, as well as an episode of profanation that had considerable literary resonance at the time. Specifically, the studie elucidates how Tebaldeo evoked in these poems the fate of a portrait of Ferrante Gonzaga that the young imperial captain commissioned as a gift for his mother, Isabella d'Este, but also the desecration inflicted by a Spanish soldier against a painted image of a Madonna with Child, and finally the vicissitudes - hitherto completely unknown -that befell Michelangelo's Bacchus.
Il presente contributo si incentra su tre sequenze di epigrammi neolatini, ad oggi inedite, che evocano poeticamente le storie di altrettante opere d’arte durante il Sacco di Roma (maggio 1527 – febbraio 1528). Composti da un testimone diretto delle violenze che sconvolsero l’Urbe in quei mesi, il poeta ferrarese Antonio Tebaldeo, i testi precisano il profilo intellettuale di un autore che nutrì un profondo e duraturo interesse per le vicende artistiche del proprio tempo. La principale acquisizione del presente studio risiede tuttavia altrove. Fatte oggetto di una puntuale contestualizzazione, per mezzo del raffronto con altri scritti coevi di umanisti che commentarono le vicende del Sacco, queste serie epigrammatiche illuminano vicende finora ignote ma che coinvolsero committenti, artisti e oggetti tra i più illustri della Roma di età clementina, come pure un episodio di profanazione che all’epoca ebbe una notevole risonanza letteraria. Nello specifico, lo studio chiarisce come Tebaldeo evocasse in questi versi le sorti di un ritratto di Ferrante Gonzaga che il giovanissimo condottiero imperiale commissionò come dono per la madre, Isabella d’Este, ma anche l’oltraggio inflitto da un soldato spagnolo ai danni di un’immagine mariana, e infine le vicissitudini – fino a questo momento del tutto sconosciute – toccate al Bacco di Michelangelo.